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QUANDO SI PARLA DI INTELLIGENZA?

Di Federica

Se oggi dovessimo dare una nozione di intelligenza, indicheremo la capacità generale di pensare razionalmente, di agire in maniera finalizzata e di adattarsi in maniera efficace all’ambiente.

Intelligente è l’individuo in grado di adattarsi in modo efficace, razionale e finalizzato nell’ambiente che lo circonda. Colui che è in grado di comprendere anche quale sia il tipo di intelligenza che gli è necessaria in un dato contesto.

Flessibilità cognitiva

Accanto al concetto di intelligenza andiamo a collegare il concetto di flessibilità cognitiva, ossia quell’abilità che vede alternarsi ma anche collaborare in modo logico e funzionale processi come:

  • il ragionamento fluido;
  • la conoscenza;
  • il ragionamento quantitativo;
  • l’elaborazione viso-spaziale.

La persona oggi viene considerata intelligente se anzitutto ha questi elementi di base, ma soprattutto se è in grado di adattarsi alle situazioni, agli ambienti e se è in grado di utilizzare in modo flessibile tutti i suoi processi cognitivi.

Flessibilità cognitiva significa quindi flessibilità nel conoscere ma anche flessibilità nell’elaborare velocemente le informazioni e dare output funzionali all’ambiente e alla persona.

Quoziente intellettivo (QI)

Per determinare l’intelligenza di un bambino è necessario conoscere sia la sua età mentale (prestazione intellettiva media) che la sua età cronologica (età in anni).

L’età mentale è calcolata sulla base del livello delle domande formulate per età a cui il soggetto riesce a rispondere. Per esempio, a 8 o 9 anni, solo pochi bambini riescono a dare una definizione della parola «relazione». A 10 anni, ne è capace il 10%; a 13 anni, il 60%; quindi, un tredicenne di capacità media è in grado di definire «relazione». Combinando i punteggi di diversi item che compongono il test d’intelligenza, è possibile individuare l’età mentale complessiva di un bambino.

Per scoprire cosa significa una determinata età mentale è necessario mettere in relazione età mentale ed età anagrafica, ricavando così un quoziente intellettivo, o QI.

Si ottiene un quoziente dividendo un numero per un altro. I test moderni, infatti, usano i QI di deviazione. Si tratta di punteggi basati sulla posizione relativa di un soggetto nella sua fascia d’età, ossia dicono quanto al di sopra o al di sotto della media si colloca l’intelligenza di quella persona.

Attualmente, il test più comune per sondare l’intelligenza di performance e l’intelligenza verbale, è il test di Wais per persone dai 18 anni in poi. Il test di Wisch, invece, viene usato per bambini e ragazzi fino ai 18 anni.

Si tratta di test individuali che hanno una durata di un’ora e mezzo; la persona è sottoposta a una serie di prove che consentono di dare una valutazione globale di funzionamento cognitivo. Si è nella media quando il risultato varia tra 80-120. Solo 2 persone su 100 hanno il QI superiore a 130. Spesso queste persone vengono definite “dotate”.

Esistono anche test di intelligenza per gruppi, che possono essere somministrati ad ampi gruppi di persone con una supervisione minima. In genere in questo tipo di test si chiede di leggere, seguire istruzioni e risolvere problemi di logica, ragionamento, matematica o abilità spaziale.

L’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è la capacità di gestire, percepire, utilizzare e comprendere le emozioni, e chi la possiede, riesce a conciliare le emozioni con i ritmi sostenuti della vita e si armonizza bene con gli altri.

Alla base di quest’intelligenza vi è la capacità di percepire le emozioni in noi stessi e negli altri, manifestando anche empatia. Tali individui utilizzano le proprie emozioni per potenziare le proprie capacità di pensare e di prendere decisioni. Infatti, chi è emotivamente intelligente sa cosa provocano e emozioni e in che modo influenzano il nostro comportamento.

L’intelligenza artificiale: calcolo, dunque sono

Se tale teoria è valida, i test misurano soltanto parte dei canali attraverso cui l’intelligenza può manifestarsi. Questo distingue l’intelligenza umana da quella artificiale, la quale, attualmente può essere applicata in un solo campo specifico.

Ereditarietà, ambiente e intelligenza

La maggior parte delle persone è consapevole del fatto che vi è una moderata somiglianza tra l’intelligenza di genitori e figli, o di fratelli e sorelle. Non necessariamente però l’intelligenza è ereditaria. Fratelli, sorelle e genitori hanno in comune ambienti simili così come un patrimonio genetico comune.

Per separare gli effetti dei fattori ereditari e culturali sono molto utili gli studi sui gemelli. Tali studi mettono a confronto i QI di gemelli cresciuti assieme o separati alla nascita, permettendo così di valutare in che modo l’ereditarietà e l’ambiente influenzano l’intelligenza.

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