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ATTENZIONE: IL SUO SVILUPPO

Di Federica

L’attenzione è un processo cognitivo che consiste nella concentrazione della mente e dei sensi su un oggetto o evento. Essa è in grado di migliorare l’elaborazione cognitiva di molti compiti (dall’afferrare un giocattolo al colpire una palla o sommare dei numeri).

Possiamo prestare attenzione solo a un numero limitato di informazioni per volta e distribuiamo la nostra attenzione principalmente in quattro differenti modi:

Attenzione selettiva:

consiste nel focalizzarsi su un aspetto specifico dell’esperienza, considerato rilevante, mentre se ne ignorano altri ritenuti irrilevanti (ad esempio concentrarci sulla sola voce della persona che abbiamo seduta di fronte tra le numerose che affollano un ristorante rumoroso).

Attenzione divisa:

consiste nel concentrarsi su più di un’attività contemporaneamente (ad esempio ascoltare musica mentre si legge un libro).

Attenzione sostenuta (attenzione focalizzata o vigilanza):

consiste nell’abilità di mantenere l’attenzione su uno stesso stimolo per un prolungato periodo di tempo (ad esempio seguire una lezione universitaria).

Attenzione esecutiva:

richiama il fare o il mettere in atto qualcosa. Implica l’azione di pianificare, distribuire l’attenzione su diversi obiettivi, monitorare i progressi sui compiti, trattare circostanze nuove o difficili.

PRIMA INFANZIA

L’attenzione durante la prima infanzia è dominata dal processo di orientamento attentivo, che porta i bambini a dirigere la loro attenzione verso fatti potenzialmente importanti. Questa però non è una forma di attenzione vera e propria. I nuovi stimoli, che il bambino non conosceva prima di allora, implicano una risposta di orientamento attentivo e sono seguiti da episodi di attenzione sostenuta di 5-10 secondi. Quest’ultima permette ai bambini di apprendere e di ricordare le caratteristiche degli stimoli familiari. Gradualmente, e sino ai 2 anni d’età, la lunghezza degli episodi di attenzione sostenuta aumenta.

Due processi, abituazione e disabituazione, sono strettamente legati all’attenzione nei bambini piccoli:

Processo dell’abituazione: se uno stimolo (immagine, suono, odore, contatto fisico) è presentato al bambino diverse volte di seguito, gradualmente il piccolo gli presta sempre meno attenzione ad ogni presentazione successiva. Ciò significa che uno stimolo, inizialmente nuovo e interessante, se presentato ripetutamente finisce per annoiare sempre di più il bambino. L’abituazione consiste nella graduale diminuzione di risposta a uno stimolo ripetutamente presentato, che indica che il bambino non è più interessato ad esso.

Processo della disabituazione: se, in seguito, il ricercatore presenta un nuovo stimolo al bambino, quest’ultimo riprenderà a manifestare una risposta attentiva: ciò indica che il piccolo può distinguere tra il vecchio e il nuovo stimolo. Quindi, la disabituazione è il recupero della risposta abitudinaria dopo un cambiamento di stimolo.

L’attenzione dei neonati è governata dalla novità e dall’abituazione, per cui, quando uno stimolo diventa familiare, l’attenzione diminuisce e i bambini divengono più vulnerabili alla distrazione.

Un aspetto importante dell’attenzione nella prima infanzia riguarda quella che è stata denominata attenzione congiunta, o attenzione condivisa. Questa avviene quando le persone focalizzano l’attenzione sullo stesso oggetto o evento. Essa richiede:

  • Abilità di identificare la traiettoria del comportamento di un’altra persona, ad esempio seguirne lo sguardo;
  • Saper dirigere l’attenzione di un’altra persona;
  • Avere un’interazione reciproca.

Questi tre ingredienti sono necessari perché le persone possano focalizzare la propria attenzione su un medesimo oggetto in contemporanea. Normalmente, il caregiver ha l’abitudine di mostrare le cose, gli oggetti, gli eventi al bambino utilizzando il cosiddetto pointing, cioè il gesto di puntamento, usando l’indice della mano.

Le prime forme di attenzione congiunta si osservano già intorno ai 7-8 mesi d’età, ma sono sporadiche. Dobbiamo aspettare la fine del primo anno, per osservare frequentemente questi episodi di attenzione congiunta. Solo intorno ai 10-11 mesi, i bambini sono in grado di seguire lo sguardo dell’adulto diretto ad un giocattolo o qualsiasi altro oggetto. 

L’attenzione congiunta gioca un ruolo importante in molti aspetti dello sviluppo infantile e aumenta in modo considerevole l’abilità del bambino di apprendere dalle altre persone. 

A 18 mesi, l’assenza di attenzione congiunta si è dimostrata essere un indicatore chiave di un successivo sviluppo di disturbi dello spettro dell’autismo.

SECONDA INFANZIA

Superati i 24 mesi di vita avvengono i cambiamenti più importanti nell’attenzione: i bambini divengono capaci di concentrarsi su un compito più a lungo, di pianificare la ricerca delle informazioni utili a raggiungere uno scopo, di focalizzarsi sull’informazione pertinente.

I progressi dei bambini in questo periodo riguardano quindi principalmente l’attenzione esecutiva, ovvero il fatto di poter pianificare la ricerca delle informazioni utili a raggiungere uno scopo e di focalizzarsi sull’informazione pertinente per risolvere un problema o per portare a termine un’azione.

Migliora inoltre la capacità di focalizzare l’attenzione su certi aspetti salienti dell’ambiente, ignorandone altri secondari (attenzione selettiva). Se in età prescolare gli stimoli esterni erano quelli maggiormente in grado di attirare l’attenzione del bambino, dopo i 6-7 anni l’attenzione è maggiormente focalizzata sugli aspetti rilevanti per svolgere un compito o risolvere un problema. Questo cambiamento riflette il passaggio al controllo cognitivo dell’attenzione, che permette ai bambini di agire in modo meno impulsivo e più riflessivo.

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