Dal ‘900 poi si hanno una serie di condizioni importanti con nuove elaborazioni e acquisizioni per la didattica.
Le scuole sono organizzate come le fabbriche: una grande produzione di massa. In questo scenario qualcuno inizia a capire che l’uomo non è una macchina, non si più imporre l’istruzione. C’è bisogno di un cambio di prospettiva.
Dewey, Ferriere, Montessori, Decroly sono alcuni dei nomi di persone che spostano l’interesse sulle motivazioni dei bambini ma anche degli adulti.
Dewey
Dewey forma con l’attivismo le scuole nuove, attive, democratiche, attente alle esigenze del bambino. I tratti più importanti sono:
- Antiautoritarismo;
- Anti-intellettualismo;
- Valorizzazione del bambino;
- Valorizzazione del fare; riconciliazione della scuola con la vita (studio dell’ambiente e delle cose del quotidiano) ma anche con il contesto culturale.
In Italia negli anni ’20 si utilizzo ancora i metodi tradizionali: studio sui libri, senza nessun esempio pratico. I bambini in concreto ad esempio non fanno fare le sottrazioni. La disciplina è molto importante.
Il cambiamento nelle scuole
Con l’attivismo le scuole cambiano: i bambini fanno esperienza, giocano, svolgano tanto attività come la lettura, la pittura. Nascono anche i lavori di gruppo. Ora le addizioni e le sottrazioni si imparano facendo la spesa, ma dopo questa esperienza si spiegava, si faceva una riflessione e un accompagnamento da parte dell’insegnante.
Helen Parkhurst propone un’idea alternativa alla scuola tradizionale: sostituisce alle aule dei laboratori specializzati, il piano di studi sarà suddiviso in blocchi mensili a loro volta suddivisi in gruppi più semplici; abolisce l’orario scolastico e stipulerà dei contratti di lavoro con gli alunni.
Carleton Washburne si concentra sui materiali didattici che permettano agli alunni di progredire alla velocità che gli è propria, e, in caso di errore, l’allievo dovrà rileggere la spiegazione e completare esercizi simili finché non svolgerà corretti un certo tanto di esercizi. Nel caso in cui l’allievo non riesce a terminare il programma, non verrà bocciato, semplicemente l’anno successivo, ripartirà dal punto in cui si è fermato.
Nascono anche i “rappresentanti” degli studenti: le decisioni della scuola vengono prese sai bambini/ragazzi aiutati però dagli insegnanti.
Criticità
Qualcuno poi però inizia a vedere delle criticità in questo processo:
- non ci sono degli insegnanti capaci di valorizzare i soggetti e di seguire un certo tipo di percorso;
- non era possibile garantire un certo tipo di programma.
Durante la guerra, con lo scontro da USA e Unione sovietico, i secondi, iniziarono a sfornare tutta una serie di ingegneri, psicologi, architetti, tutti fortemente preparati. L’avere però un sistema molto rigido procurava persone maggiormente preparate che riuscirono a sviluppare le tecnologie per arrivare sullo spazio.
Bruner nel secondo dopo guerra scrive il processo educativo dopo Dewey. Tale libro riporta le conclusioni dei lavori svolti nel corso della conferenza di Woods, nel 1959, che ha segnato una svolta nella storia degli studi dell’istruzione.
L’idea era di prendere i concetti essenziali da ogni disciplina, in modo che andando avanti uno abbia dei capisaldi precisi per poter comprendere i dettagli.
Dopo Woods Hole prevale un forte bisogno di reagire all’ambiguità ed all’urgenza di definire rigorosamente:
- gli obbiettivi generali e particolari;
- i concetti e i contenuti dell’insegnamento;
- i tratti da compiere per arrivare all’apprendimento;
- i sistemi e i metodi di valutazione.
Si passa quindi dagli interessi del fanciullo alla identificazione delle strutture delle conoscenze in modo da renderle acquisibili nelle diverse età.
Tutto questo però non ci dice di smettere di avere un insegnamento attivo, ma di avere dei punti da cui partire e a cui arrivare.