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LO SVILUPPO DEL PENSIERO NELLA SECONDA INFANZIA

Di Federica

Il pensare consiste nella manipolazione e nella trasformazione delle informazioni in memoria, al fine di poter ragionare, riflettere, valutare le idee, risolvere problemi, prendere decisioni. Noi manipoliamo quei ricordi che abbiamo nella memoria a lungo termine o anche nella memoria a breve termine e pensiamo, nel senso che manipoliamo quei ricordi ragionandoci, riflettendo su di essi, valutandoli, al fine anche di prendere delle decisioni.

Durante la prima infanzia si sviluppano degli elementi importanti del pensiero che vengono chiamati categorie e concetti, nel corso della seconda infanzia, invece, ciò che si sviluppa maggiormente sono gli script. Successivamente verranno analizzati i tre tipi di pensiero caratterizzano la seconda infanzia.

Teoria dello script di Katherine Nelson

Script: letteralmente significa copione, tipo specifico di schema che rappresenta la struttura generale di un evento. È un concetto utilizzato all’interno dell’approccio HIP per indicare un insieme di conoscenze organizzate in termini spaziali e temporali, nel quale sono specificati gli attori, le situazioni e gli oggetti probabilmente presenti in un determinato contesto (ad esempio nello script “visita allo zoo” abbiamo “fare il biglietto” – “entrare” – “osservare gli animali” – “scattare delle foto” – “dare da mangiare agli animali”, etc.)

La studiosa utilizza il discorso degli script per spiegare lo sviluppo cognitivo infantile: già a tre anni, i bambini organizzano cognitivamente l’esperienza in forma di script.

Lo script, caratteristico del modo di categorizzare dei primi anni di vita, pone le basi per lo sviluppo dei concetti.

In età prescolare, la capacità di organizzare la conoscenza in forma di script si perfeziona e i bambini sono in grado di costruire script sempre più lunghi, complessi e flessibili. Ad esempio nello script “festa di compleanno”, il bambino aggiunge ora particolari riferiti ai partecipanti e ai loro sentimenti.

Tre tipi di pensiero caratterizzano la seconda infanzia:

  1. Pensiero critico
  2. Pensiero scientifico
  3. Risoluzione di problemi

Pensiero critico

Consiste nel pensare riflessivamente e produttivamente e nel valutare i fatti. Quando si pensa criticamente:

  • Ci si chiede non solo cosa avviene, ma anche come e perché;
  • Si esaminano eventi “ipotetici” per valutare se vi siano prove sufficienti per sostenerli;
  • Si discute usando la ragione e non l’emotività;
  • Siamo in grado di riconoscere che, per alcuni fatti, esiste più di una risposta o spiegazione;
  • Si è in grado di confrontare diverse risposte e di giudicare quale sia quella migliore;
  • Viene analizzato quanto sostenuto da altre persone invece di accettarlo immediatamente come verità;
  • Ci si pongono domande al fine di esplorare al di là di ciò che è conosciuto, per costruire nuove idee e conoscenze.

Pensiero scientifico

Come gli scienziati, i bambini pongono domande sulla realtà (‘Perché il cielo è blu?’), generano ipotesi, fanno esperimenti e giungono a conclusioni sui loro dati.

Il pensiero scientifico spesso mira a individuare relazioni di tipo causale. La comprensione infantile delle cause degli eventi si basa molto di più su supposizioni personali delle cause anche quando la causa si presenta subito prima dell’effetto. A differenza degli scienziati i bambini sono più influenzati da eventi casuali e mantengono le loro convinzioni anche a fronte di prove contrarie.

I bambini, inoltre, incontrano difficoltà nella progettazione di esperimenti che indagano tra possibili cause alternative, e tendono a piegare l’esperimento a favore delle ipotesi con cui erano partiti.

Risoluzione dei problemi

Risolvere problemi significa individuare modi appropriati per raggiungere specifici obiettivi. I bambini utilizzano principalmente 3 modi per risolvere i problemi: regole, analogie o strategie.

Regole → individuare e applicare la regola più adatta alla soluzione di un particolare problema, si attengono a delle regole che hanno appreso;

Analogie → di fronte a situazioni che possono essere per loro nuove e inedite capiscono che l’operazione mentale più semplice e conveniente e quella di pensare a come situazioni simili sono state risolte in passato. Cercare nell’esperienza passata degli elementi che possono essere utilizzati nell’esperienza presente, attraverso un processo che permette di individuare una serie di corrispondenze tra la prima e la seconda;

Strategie → scoprono cosa funziona meglio, quando e dove. Prissley dice che la chiave dell’educazione è quella di educare gli studenti all’interno del contesto scolastico ad imparare un ricco repertorio di strategie per la soluzione di problemi. Quindi piuttosto che educare il bambino a seguire una strategia specifica per risolvere un determinato problema, bisogna insegnargli che quel problema può essere risolto in modi differenti.

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