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SVILUPPO COGNITIVO SECONDO JEROME BRUNER

Di Federica

Bruner (psicologo statunitense nato nel 1915) sostiene che le competenze linguistiche si strutturino a partire dalla necessità dell’individuo di costruire una narrazione.

La narrazione è un mezzo con cui può realizzarsi la tendenza universale a trasmettere l’esperienza. Consiste nell’esposizione di un fatto o di una serie di fatti, reali (qualcosa che al bambino è successo nella realtà) o immaginari (non reali, dettati appunto dalle fantasie del bambino, dalla sua creatività, da qualcosa che esiste nella sua mente ma che non è mai esistita e non esiste nella realtà).

Queste narrazioni avvengono normalmente secondo un ordine causale. La narrazione richiede quattro componenti fondamentali che Bruner chiama: agentività, sequenzialità, sensibilità e prospettiva:

L’agentività è il riconoscimento della responsabilità umana nelle azioni orientate al raggiungimento di uno scopo. Quindi, quell’azione l’ha fatta una certa persona, un certo bambino, un certo animale e questo è agente, è responsabile delle azioni che compie e che sono normalmente orientate al raggiungimento di un fine, di uno scopo, di un obiettivo.

La sequenzialità, cioè il fatto che il bambino ordina e collega gli eventi di una vicenda l’uno con l’altro, concatenandoli o mettendoli in una sequenza secondo una logica propria.

La sensibilità è l’alternanza tra il canonico e lo straordinario della vicenda umana.

La prospettiva che determina il punto di vista adottato dal narratore, da chi appunto espone la narrazione.

Il pensiero narrativo

Il pensiero narrativo invece che cosa è? È una forma di narrazione mentale, di eventi riguardanti l’azione e l’intenzionalità umane, il cui prodotto è la narrazione. Per produrre una narrazione, anche verbalizzata chiaramente, il bambino ha bisogno di aver sviluppato il proprio pensiero narrativo, una forma di narrazione interna, mentale, di eventi che riguardano appunto le azioni dei personaggi e la loro intenzionalità.

Nel corso delle interazioni sociali e comunicative, organizzate in termini di format, si gettano le basi per lo sviluppo del pensiero narrativo. Queste basi Bruner le vede in quelle che sono le routine quotidiane a cui il bambino è abituato. I contenuti del pensiero narrativo sono, in sintesi, le azioni.

Infine è importante, e Bruner infatti questo lo sottolinea, la differenza tra il pensiero che lui chiama narrativo e un altro tipo di pensiero che lui chiama paradigmatico.

Il pensiero paradigmatico

Il pensiero paradigmatico è tipico del ragionamento scientifico nel suo orientamento verticale-gerarchico che connette oggetti a concetti o categorie. È basato su norme e leggi generali ed è astratto. Pensiero e linguaggio si concatenano in modo privilegiato nel pensiero narrativo e trovano espressione nelle storie.

Bruner da particolare importanza all’interazione caregiver-bambino. Dal momento in cui la mamma assume la routine del mettere a letto il bambino e raccontarle una vicenda o una storia di fantasia per Bruner questo atto diventa fondamentale, perché in questo modo, la madre, il padre o il caregiver, fornisce un modello di come funziona la narrazione. In questo modo i bambini piano piano, inizialmente imitando il genitore, imparano loro stessi a raccontare storie: in un primo periodo il bambino le capisce e basta, poi in seguito le produce.

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