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APROCCIO HIP (HUMAN INFORMATION PROCESSING)

Di Federica

Si parla di un approccio allo sviluppo cognitivo che viene chiamato HIP da human information processing, ossia processo ed elaborazione umana delle informazioni.

Elaborazione umana delle informazioni

Gli autori afferenti a questo approccio non parlano dello sviluppo cognitivo dei bambini in termini di “stadi” (come fa Piaget). Essi tentano di rispondere a domande come: “Quali elementi dell’ambiente circostante attirano l’attenzione dei bambini?”, “Cosa ricordano?”, “Come pensano?”.

In sostanza, questi studiosi descrivono e analizzano come cambiano nel tempo (= come si sviluppano) processi quali l’attenzione, la memoria, il pensiero e la metacognizione.

La metafora del computer:

Questi studiosi utilizzano la metafora del computer. In esso, l’elaborazione delle informazioni è limitata dall’hardware e dal software. I limiti imposti dall’hardware determinano la quantità di dati che il computer può elaborare. I limiti imposti dal software determinano il tipo di dati che il computer può gestire e i modi in cui le informazioni possono essere manipolate (ad esempio un software per l’elaborazione di parole non è in grado di elaborare musica).

Cosa cambia nei bambini?

Anche nei bambini, l’elaborazione delle informazioni è limitata da caratteristiche come la loro velocità e capacità di applicare strategie appropriate per acquisire e utilizzare la conoscenza. La dotazione biologica e l’esperienza contribuiscono entrambe allo sviluppo delle risorse cognitive.

Partendo da una situazione iniziale in cui bambino molto piccolo è in grado di elaborare una sola informazione per volta, man mano che i bambini crescono sono in grado di cogliere ed elaborare più input insieme. Essi riescono progressivamente ad elaborare numerose informazioni grazie alla capacità di elaborazione. Questo accade per via del miglioramento progressivo di quelle che i teorici HIP chiamano risorse cognitive.

Il modello multi-magazzino e le memorie

Il trattenimento delle informazioni nel tempo, ha condotto gli psicologi a classificare i ricordi sulla base della loro permanenza e a distinguere due “magazzini” in cui i nostri ricordi sono accumulati per periodi di permanenza diversi:

Memoria a Breve Termine (MBT)

Memoria a Lungo Termine (MLT)

Memoria a breve termine

La memoria a breve termine immagazzina temporaneamente piccole quantità d’informazione per brevi intervalli di tempo. Riguarda sia informazioni verbali, che spaziali che visive. È probabile che la sua prestazione sia influenzata dalla memoria a lungo termine.

La sua funzione è mantenere attivo materiale già elaborato almeno parzialmente. Caratteristiche:

  • Richiede attenzione;
  • Informazioni mantenute tramite reiterazione
  • Decadimento rapido (circa 30 sec)
  • Capacità limitata

La MBT ha una capacità di circa 7± 2 unità di informazione (=singoli elementi o gruppi di elementi) ciò significa, ad esempio, che riusciremo a ricordarci una sequenza di cifre appena sentite, se le cifre sono da 5 a 9, mentre sarà difficile ricordarci sequenze più lunghe.

Memoria a lungo termine

È un tipo di memoria con una illimitata capacità e un tempo illimitato di permanenza delle informazioni. Quando ci ricordiamo dei giochi che preferivamo fare da bambini o del nostro primo appuntamento, ci affidiamo alla memoria a lungo termine.

La MLT si divide in memoria esplicita (dichiarativa) e memoria implicita (non dichiarativa).

La memoria esplicita si riferisce alle situazioni in cui pensiamo ci sia in gioco la memoria (eventi particolari, ricordo di fatti e conoscenze del mondo).

La memoria implicita invece si riferisce a situazioni in cui vi è stato apprendimento, ma che non siamo in grado di renderle verbalizzabili (andare in bici, allacciarsi le scarpe).

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